giovedì 24 aprile 2014

Tecniche d'assedio ed arte iconografica. Parte 1


Le rappresentazioni iconografiche d'epoca spesso costituiscono vere e proprie "fotografie sul passato". Miniaturisti e pittori spesso si sono ispirati a soggetti coevi, traendo ispirazione dal proprio contesto di vita e riportando su carta o tela ciò che potevano osservare nella realtà. Essi scattavano così preziosissime istantanee, che mettono in evidenza usi e costumi di epoche ormai lontane. Ripropongo dunque di seguito una serie di brevi articoli, già pubblicati in passato su altri portali, che prendono in esame alcune iconografie medievali, con particolare riferimento alle tecniche d'assedio.
Fin da quando esistono città da espugnare, l'uomo si è ingegnato per escogitare metodi sempre più evoluti e raffinati atti ad aggirarne le difese. Mura, bastioni, fossati e trappole erano elementi comuni di quasi tutte le fortificazioni e costituivano spesso un ostacolo invalicabile per qualsiasi attaccante. I difensori di un castello o di una città erano in grado di tenere testa ad intere armate per periodi prolungati, spesso vanificando ogni tentativo di assalto. Dunque occorrevano espedienti, ingegno e fantasia per riuscire a sfondare le difese ed a tal proposito contiamo un numero considerevole di tecniche e macchine d'assedio, ben note fin dai tempi della Grecia classica. Un attaccante determinato ad assaltare una fortificazione aveva solo tre opzioni a disposizione: Sfondare le mura, passarvi sopra oppure passarvi sotto. In altri casi l'espediente del tradimento, organizzato con l'aiuto di complici che si trovavano all'interno della città, permetteva di far aprire le porte all'insaputa dei difensori. Ma qualunque fosse il metodo scelto, occorreva tempo, perseveranza ed intuito per condurre a buon fine un assedio, mettendo anche in bilancio l'ipotesi di dover rinunciare.
Dunque, ritenendo di far cosa gradita ai lettori appassionati dell'argomento, inserisco di seguito un'immagine tratta da un manoscritto francese del secolo XV. Nel lato sinistro dell'immagine viene raffigurato un esercito assediante, che cerca di scalare le mura di una città per mezzo di scale in legno. Nella parte destra dell'immagine invece appare una "mina", cioè una galleria scavata sotto le mura nemiche con lo scopo di provocarne il crollo e creare un varco per le truppe. Lo scavo delle mine veniva generalmente svolto da genieri specializzati: una volta creata la galleria veniva dato fuoco alle impalcature ed il peso delle mura, privato del sostegno sottostante, avrebbe dato origine al collasso di quel tratto di fortificazioni. Scavare una mina era un lavoro sporco e pericoloso, a causa dei continui crolli improvvisi e della scarsità di aria. Spesso i difensori scavavano delle contromine (gallerie parallele) allo scopo di intercettare quelle degli attaccanti e farle crollare. In tal caso ne scaturivano vere e proprie battaglie sotterranee corpo a corpo, che rendevano ancora più pericoloso il lavoro dei genieri.
L'osservazione dell'immagine dunque, sebbene con le dovute cautele, ci aiuta a comprendere le tecniche d'assedio impiegate in un determinato contesto, nonché l'aspetto di armature ed armamenti. Esse costituiscono vere e proprie "fotografie sul passato" in quanto l'autore




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