sabato 28 giugno 2014

Tecniche d'assedio ed arte iconografica. Parte 9



In questa immagine tratta da un manoscritto d'epoca si notano altri aspetti d'interesse riguardanti le tecniche d'assedio impiegate nel medioevo. Come già detto in alcuni post precedenti la conquista di una fortificazione poteva risultare estremamente complicata, soprattutto quando si trattava di una grande città. Queste infatti, se dotate di mura ben munite, risultavano praticamente impenetrabili. L'abbondante presenza in città di mulini, orti e magazzini colmi di provviste, poteva rendere difficile prendere per fame i difensori. Inoltre la presenza di pozzi, cisterne, o in alcuni casi fiumi che scorrevano all'interno della cinta muraria,  potevano garantire una riserva d'acqua inesauribile. Dunque agli assedianti non restava altra scelta che prepararsi ad un'estenuante operazione di accerchiamento, isolando la città dal resto del mondo ed impedendole così di rifornirsi di viveri e uomini abili al combattimento. Contemporaneamente sarebbero iniziati i lavori di ingegneria militare, come ad esempio vaste operazioni di sterro per deviare il corso dei fiumi (togliendo acqua preziosa agli assediati e prosciugando il fossato difensivo), oppure lo scavo di gallerie sotto le mura per provocarne il crollo. Inoltre si sarebbero costruite torri d'assedio, arieti coperti da tettoie (chiamati anche "gatti") e le immancabili scale a pioli per assaltare le mura. In fine si sarebbe fatto largo uso di artiglierie meccaniche (trabucchi, mangani, catapulte) ed a polvere nera, nel tentativo di aprire una breccia nelle mura, o più semplicemente lanciare carcasse di animali infetti per diffondere una pestilenza tra i difensori, (uno dei primi esempi di guerra batteriologica). Ma per mettere in atto un così complesso sistema di tecniche d'assedio occorrevano degli accampamenti militari dotati di difese stabili, che consentissero una permanenza sicura in loco per settimane o addirittura mesi. Questo anche in ragione del fatto che niente avrebbe potuto impedire ai difensori di compiere delle "sortite", nel disperato tentativo di rompere l'accerchiamento nemico. Per proteggersi da una simile evenienza venivano quindi costruite delle "bastide", detti anche "baluardi" o "boulevard". Semplici fortificazioni di legno, costituite da palizzate e terrapieni, con le quali gli assedianti difendevano i propri accampamenti. L'immagine che riportiamo in questo articolo ci mostra chiaramente un esempio di baluardo eretto dagli attaccanti davanti ad una delle porte della città assediata. Ovviamente le bastide venivano allestite in corrispondenza delle vie d'accesso principali, delle porte fortificate e nei pressi dei porti; tutto ciò a scopo di disturbo e contenimento. Nell'immagine vediamo quindi gli aggressori difendersi dietro una muraglia di legno, mentre scoccano frecce verso le mura della città. Una nave, probabilmente una cocca, simboleggia la flotta che pattuglia le acque di fronte al porto cittadino per impedire i rifornimenti dal mare.  I difensori rispondono con una pioggia di dardi e la città appare ben fornita di bastioni, caditoie ed un munitissimo barbacane che precede un ponte fortificato sospeso sopra il fossato.

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