FUOCO GRECO
L'immagine sopra presentata proviene da un manoscritto, il codice Skylitzes, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Madrid. Stando alla dicitura riportata sull'immagine originale, la scena raffigura l'equipaggio di un vascello romano che incendia una nave nemica.
Il termine "fuoco greco" venne coniato per identificare una miscela incendiaria usata dai Bizantini, la cui ricetta veniva gelosamente custodita dall'Imperatore e da pochi altri eletti. L'invenzione di tale composto incendiario viene generalmente attribuita ad un greco di nome Callinico e sembra che fosse impiegato tanto nelle battaglie navali, quanto nella guerra d'assedio. La miscela incendiaria veniva letteralmente espulsa da un ugello per mezzo di mantici e soffioni azionati da artiglieri, oppure scagliata contro i nemici racchiudendola in giare di coccio (servendosi di catapulte). Il fuoco greco era composto da: pece, salnitro, zolfo, nafta e calce viva (paradossalmente due di questi ingredienti sono contenuti anche nella polvere da sparo). Ciò consentiva alla miscela di aderire a qualsiasi superficie, continuando a bruciare anche sulla superficie dell'acqua; per questa ragione era particolarmente adatto alla guerra navale, ma poteva essere anche usato per incendiare torri d'assedio durante la difesa delle mura di una città. Data la natura chimica del composto, il fuoco greco era difficile da estinguere e costituiva un vero incubo per tutti coloro che vi venivano esposti. Immaginiamo dunque lo scoramento ed il panico dei marinai il cui dromone, sciabecco venivano inondati di "fuoco liquido". Essi sarebbero stati certamente costretti a scegliere se abbandonare il proprio vascello o perire tra le fiamme. L'impatto psicologico doveva essere paragonabile ai moderni lanciafiamme.
Considerazione personale: Interessante e contraddittorio notare come nell'icona la nave aggredita dalle fiamme presenti un castello a poppa, tipico delle trireme e dei dromoni romano-bizantini. L'altro vascello invece ha vele triangolari, scudi sulle fiancate e timone manovrato direttamente dallo scafo; sebbene la vela triangolare sia tipica delle navi usate nei mari chiusi come il Mediterraneo e l'Egeo, la forma del vascello (prua e poppa molto arcuate e marinaio biondo, barbuto, che manovra l'ugello del fuoco greco) fa curiosamente pensare ad una nave normanna.
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