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martedì 22 ottobre 2013

ARCIERE INGLESE

 
 
Opera in 54 mm di Alessandro Chimenti
 
 Il soggetto presentato rappresenta un arciere inglese del XIV secolo. Lo potremmo facilmente immaginare sui campi di battaglia di Crécy e di Poitiers, nel momento in cui la battaglia sta per avere inizio. In mano stinge un arco lungo inglese (Longbow), un'arma divenuta tristemente famosa sui campi di battaglia medievali per la sua ampia gittata di tiro e per la capacità di penetrare le più spesse armature di quel periodo. L'arco veniva costruito generalmente in legno di Tasso (Taxus Baccata) o di Bosso e la sua misura variava in base all'altezza dell'arciere ed all'apertura delle sue braccia. Alle estremità dell'arco inoltre si trovavano delle scanalature o dei rinforzi in corno sui quali agganciare la corda da tiro.
 
 L'uso dell'arco in Inghilterra era divenuto una pratica estremamente diffusa fin dal XIII secolo. Furono emanati addirittura editti reali secondo i quali tutti i cittadini liberi, sufficientemente benestanti per potersi permettere l'acquisto di un arco, avrebbero dovuto acquistarne uno ed esercitarsi con esso ogni domenica dopo la messa. L'arco divenne così una vera e propria tradizione della cultura anglosassone, tanto nell'utilizzo domestico (caccia con l'arco) quanto per le tradizioni ludiche (tornei di tiro con l'arco). Ciò rese l'isola d'Inghilterra anche un ricco vivaio di arcieri disponibili per l'arruolamento, determinando così l'assetto militare delle armate inglesi per i secoli successivi. Nel Medioevo in Inghilterra si tendeva infatti ad arruolare un maggior numero di arcieri rispetto ai fanti o ai cavalieri, mantenendo spesso un rapporto di ingaggio pari a 3:1 o addirittura di 5:1 ed in alcuni casi 7:1. L'arciere era considerato uno specialista e per tale ragione veniva pagato più di un fante, ma comunque meno di un cavaliere o di un suo scudiero. Ciò lo poneva in una stratificazione sociale intermedia nella quale rientravano gli Yeoman, cioè uomini liberi, piccoli proprietari terrieri con una rendita sufficiente (circa 40 scellini al mese) per comprare un arco ed avere un'alimentazione adeguata all'uso di un'arma così difficile da brandire. Tendere un arco lungo ed usarlo con efficacia richiedeva estrema forza fisica ed anni di assiduo addestramento. I giovani inglesi iniziavano a maneggiarne versioni di dimensioni ridotte fin dall'età di sette anni, per poi passare a versioni dell'arma sempre più grandi in base all'altezza. L'arco definitivo per l'età adulta avrebbe avuto una misura di circa 70 pollici di altezza, ottenuto da una verga unica di legno e con una sezione a D la cui parte piana (detta dorso) era rivolta verso il bersaglio. La forma e le proprietà elastiche dell'arco così realizzato gli conferivano una capacità di tiro estremamente efficace. Si diceva che un Longbow potesse scagliare una freccia con efficacia fino a circa 180 yarde e trapassare un cinghiale da meno di 100 yarde. Il rateo di tiro di un arciere era di circa 10-12 freccie al minuto, pertanto conoscendo tali caratteristiche risulta facile comprendere il motivo per il quale fin dal principio l'arco divenne così diffuso tra le armate inglesi. L'arciere risultava tatticamente efficace sia contro la fanteria che contro la cavalleria e per di più l'uso dell'arma da tiro consentiva di aumentare la distanza dello scontro preservando i soldati dal duello corpo a corpo.
La corda degli archi veniva costruita con due o tre filamenti di lino o tendini animali intrecciati e spesso gli arcieri amavano usare i capelli di donna per irrobustire ulteriormente la corda. Durante la marcia di una campagna militare, qualora fossero certi di attraversare un'area sicura, gli arcieri portavano l'arco senza la sua preziosa corda, per evitare che si danneggiasse o venisse bagnata dalla pioggia. A tal proposito spesso la corda veniva custodita sotto l'elmo indossato. Ogni arciere era provvisto di una faretra in cuoio contenente numerose frecce e generalmente indossava un'armatura leggera, al fine di conservare un'elevata mobilità. Questo genere di armature erano spesso costituite da semplici usberghi in cotta di maglia oppure giachi imbottiti (Brigantino) rinforzati all'interno da sottili strisce di metallo. La minima protezione individuale dell'arciere lo rendeva particolarmente vulnerabile al duello corpo a corpo e poiché il nemico naturale di questa unità tattica era costituito dalla cavalleria (l'unica in grado di aggirare le formazioni di arcieri oppure piombarli addosso con grande rapidità), occorreva proteggerli dagli assalti diretti, pur consentendogli di esprimer tutto il proprio potenziale bellico. A tale scopo le grandi formazioni di tiratori venivano preferenzialmente poste in terreni con pendenza a favore ed ampi spazi aperti frontali, disposti in file o formazioni a cuneo. I distaccamenti di arcieri risultavano più efficaci se posizionati ai lati dello schieramento, in modo da incrociare il tiro sui nemici che attaccavano frontalmente ed al tempo stesso proteggere i fianchi dell'intera armata da eventuali manovre di aggiramento operate dalla cavalleria avversaria. In alcuni casi gli arcieri piantavano nel terreno davanti a sé un palo di legno grossolanamente appuntito, in modo da creare, assieme a tutti gli altri, una vera e propria cortina difensiva costituita di pali acuminati.
Nell'immagine sottostante, un esempio di arco lungo, con una varietà di frecce con punta differente. Ogni tipo di punta aveva un impiego differente, a seconda del tipo di utilizzo al quale era destinato l'arco. In battaglia quelle strette "a punteruolo" erano adatte per perforare le piastre di metallo delle armature, mentre quelle panciute servivano generalmente per colpire i destrieri dei cavalieri.
 
 

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