Il 28 Febbraio 1155 nasceva Enrico il Giovane, figlio del re d'Inghilterra Enrico II e di sua moglie Eleonora d'Aquitania, duchessa di Aquitania e Guascogna, contessa di Poitiers e regina d'Inghilterra.
Dal matrimonio tra Enrico II ed Eleonora nacquero otto figli: Guglielmo, Enrico e Riccardo (detto cuor di leone), Goffredo, Giovanni (detto senza terra), Matilde, Leonora, Giovanna. In quanto secondogenito della casa regnante, Enrico non avrebbe avuto diritto al trono, ma alla morte del fratello Guglielmo, avvenuta nel 1156, divenne formalmente il legittimo erede alla corona d'Inghilterra.
Enrico il Giovane fu primariamente insignito dei titoli di conte del Maine ed Angiò. Ebbe un'esistenza travagliata, condizionata fortemente dal difficile momento politico che in quel periodo vedeva contrapposti gli interessi dei regni d'Inghilterra e di Francia. Essendo un uomo di personalità fragile ed effimera, fu sempre circondato da ministri fedeli a suo padre, Enrico II, che ne controllavano ogni decisione politica ed amministrativa. Dunque, benché fosse in possesso del sigillo reale fin dall'età di quindici anni, non fu mai in grado di regnare pienamente e non è ricordato tra i regnanti d'Inghilterra. Il suo matrimonio con la figlia del re di Francia Luigi VII, (Margherita), fu concordato quando aveva ancora cinque anni e da tale unione nacque un solo figlio, che purtroppo morì dopo tre giorni dalla nascita, il 22 giugno 1177. Margherita, apparentemente resa sterile dal parto difficoltoso, non riuscì a garantirgli altri eredi.
Enrico ricevette un'educazione di prim'ordine; tra i suoi precettori ricordiamo l'arcivescovo di Canterbury Thomas Becket ed il celebre cavaliere Guglielmo "il Maresciallo", il quale lo servì come consigliere militare e politico. Alcune illazioni riguardo ad una presunta relazione amorosa tra Margherita ed il maresciallo Guglielmo portò Enrico alla decisione di allontanare il cavaliere dalla propria corte, benché quest'ultimo continuasse a proporsi per battersi in duello e dimostrare la propria innocenza. (un gesto d'onore all'epoca ben conosciuto come Giudizio di Dio). Ma Guglielmo non sarebbe rimasto lontano a lungo dal seguito del giovane Enrico, poiché questi lo avrebbe mandato a chiamare per servirlo durante le proprie campagne militari. Politicamente Enrico avversò suo padre, nel contesto della sanguinosa contesa tra Enrico II ed i figli (Enrico, Riccardo e Goffredo) per il controllo del regno continentale. All'epoca la corona d'Inghilterra poteva contare su vasti possedimenti in terra di Francia, come il ducato di Normandia, di Aquitania, la Guascogna, il Pontieu, il Maine e l'Angiò. Un ampio e ricco territorio, oggi corrispondente alla Normandia ed alla Bretagna, che Enrico II aveva esteso anche grazie al matrimonio con Eleonora di Aquitania. L'emancipata duchessa però, ripudiata da re Luigi VII per la sua stravaganza e divenuta poi regina d'Inghilterra in seconde nozze, non aveva mai accettato pienamente l'autorità di Enrico II sui propri titoli. Eleonora si sentiva ancora normanna, legata alla cultura ed alle tradizioni di quella che riteneva la sua vera patria, l'Aquitania e la Guascogna, territori in cui riscuoteva ancora larghi consensi politici. Per questa ragione si era adoperata affinché i figli tramassero contro il padre, spingendo Enrico e Riccardo a simpatizzare col re di Francia e frequentarne la corte. Enrico il Giovane possedeva una debole personalità e si lasciò mal consigliare dai nemici di Enrico II. Fu così che trovò la forza di organizzare una rivolta, con l'appoggio di Luigi VII e del re di Scozia Guglielmo, i quali avevano tutto l'interesse nell'indebolire la corona inglese. Ne risultò una guerra padre-figlio, con fortune alterne, che negli anni compresi tra il 1173 al 1175 insanguinò i possedimenti inglesi in terra di Francia. Enrico II riuscì comunque a sconfiggere il figlio, che fu così costretto a chiedere perdono. Enrico il Giovane, oltre al perdono paterno, ottenne anche un adeguato vitalizio, ma fu costretto a rinunciare al governo del regno e di tutti i suoi feudi, pur mantenendo formalmente i propri titoli. Seguì una seconda rivolta, durante la quale Enrico contrasse la dissenteria e morì presso Martel, l'11 giugno 1183. Secondo quanto descritto nella biografia postuma del prode Guglielmo il Maresciallo, " Histoire de Guillaume le Maréchal, comte de Striguil et de Pembroke, régent d'Angleterre", alla sua morte Enrico il Giovane avrebbe chiesto a Guglielmo di recarsi in Terrasanta, per partecipare alla crociata al suo posto. Guglielmo ovviamente acconsentì, restando nelle terre d'Oltremare, come cavaliere templare, fino alla caduta di Gerusalemme nelle mani del Saladino, avvenuta nel 1187. Questo fatto non deve sorprenderci, trattandosi di un'epoca in cui alla nobiltà veniva concesso, dal Papa in persona, il privilegio di affrancarsi dagli obblighi verso la Croce semplicemente nominando un campione che vi partecipasse in sostituzione, oppure facendo pubblica ammenda costruendo chiese, monasteri, elargendo donazioni agli ordini mendicanti, oltre ad una cospicua decima direttamente versata nelle casse papali.
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