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domenica 15 giugno 2014

Tecniche d'assedio e arte iconografica. Parte 8


Dopo un lungo silenzio, causa problemi informatici con il PC, ecco a voi un altro episodio della serie dedicata all'arte iconografica ed alle tecniche d'assedio.
In questa immagine viene raffigurato l'assedio di Rodi del 1480. Gli Ottomani assediano l'ultima roccaforte dei cavalieri Ospitalieri, il luogo dove l'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme si era ritirato dopo la caduta di Acri e di ciò che restava dei regni Latini di Terra Santa, nel 1291. Nell'ottica di un'espansione militare verso l'occidente, Rodi appariva agli occhi degli islamici un caposaldo che doveva essere conquistato ad ogni costo, poiché troppo vicina all'Anatolia per essere ignorata.  I cavalieri Ospitalieri riuscirono comunque a respingere gli assedianti, mantenendo il possesso dell'isola per altri 42 anni. Rodi cadrà infatti a seguito di un secondo assedio, condotto sempre dagli Ottomani nel 1522. Dopo aver perso Rodi, i cavalieri Ospitalieri si insediarono a Malta, dove poi assunsero il nome odierno di "Cavalieri di Malta".
In questo caso l'artista, (quasi certamente occidentale), ha utilizzato soggetti a lui familiari, anche nella rappresentazione dell'esercito Ottomano. Si nota una grande varietà di galee, che simboleggiano la flotta turca in avvicinamento al porto fortificato di Rodi. Sebbene queste navi dalla forma affusolata e dal basso pescaggio fossero estremamente diffuse nel Medioevo, difficilmente sarebbero state impiegate dagli Ottomani, poiché questi ultimi prediligevano altri tipi di vascelli, come gli sciabecchi ed i caicchi.
La galea era una nave di derivazione antica, spesso considerata come un'evoluzione del dromone bizantino, il quale a sua volta derivava dalla trireme romana. Si trattava di una nave a scafo stretto e piatto, adatta ai mari chiusi come il Mediterraneo e l'Egeo, veloce ed agile, dotata di vele triangolari e di vari ordini di rematori. L'equipaggio ai remi era spesso costituito da schiavi o galeotti ed è per questo motivo che venne chiamata galea o galera. Le grandi potenze marinare come ad esempio Venezia, Pisa, Genova, Amalfi, ne fecero largo uso tanto per il trasporto mercantile quanto per scopi militari. La galea si componeva di un unico ponte all'aperto, sul quale trovavano posto i viaggiatori. Sotto coperta si trovava la stiva per le merci e gli animali, oltre agli spazi riservati ai i rematori. La poppa era coperta da una sorta di castello, in genere adibito ad alloggio privato del comandante o dei suoi ospiti. Con l'avvento delle armi da fuoco, le galee da guerra vennero dotate di piccole bombarde e bocche da fuoco montate su appositi affusti girevoli. Calibri più grandi erano invece sistemati a prua ed a poppa, con un angolo di puntamento esclusivamente anteriore e posteriore. Le galee possedevano più alberi e velature di forma triangolare (qui volutamente rimossi dall'autore, probabilmente per motivi estetici). Nell'immagine appare chiaro che gli Ottomani stanno sbarcando truppe sulla riva di un'insenatura, servendosi di scialuppe ed imbarcazioni più piccole. I soldati turchi sono raffigurati con ampi turbanti e scudi colorati, mentre le loro navi recano l'araldica della mezzaluna sul cielo del castello di poppa. Le munitissime difese di Rodi appaiono ricolme di armigeri cristiani, pronti a sostenere l'urto delle armate turche. L'araldica dei cavalieri Ospitalieri (Una croce bianca in campo rosso) appare tanto sulle cotte d'arme degli armigeri quanto sui vessilli che sventolano alla sommità dei torrioni. L'ordine di San Giovanni Ospitaliere di Gerusalemme adottò la cotta d'arme rossa solo alla fine del secolo XIII. Prima di allora i cavalieri ed i sergenti dell'Ordine usavano indossare tuniche di colore differente (nero per i cavalieri e marrone per i sergenti), sempre decorate con una croce bianca sulla spalla o sul petto. 
Il mastio difensivo qui raffigurato, che protegge il porto di Rodi, è un ottimo esempio di opera ingegneristica del basso Medioevo: un torrione circolare, dotato di più aperture per bocche da fuoco, che dimostra la sempre maggiore importanza assunta nel Medioevo dalle armi a polvere nera. La batteria di bombarde è in grado di aprire il fuoco a 360°, proteggendo tutti i lati del porto e rendendo così estremamente pericoloso l'avvicinamento per le navi nemiche. Il torrione è collegato alla città da una striscia di terraferma, protetta a sua volta da una bastida costituita di palizzate in legno. Nella parte bassa dell'immagine appare chiaro che gli Ospitalieri stanno compiendo una sortita, nel coraggioso tentativo di difendere da un assalto degli Ottomani un punto debole delle difese. Sulle mura merlate della città si scorgono invece alcuni arcieri, mentre sul tratto più lontano dei bastioni, (parte alta dell'immagine) si scorgono alcune batterie di bocche da fuoco stese a terra tra le merlature; gli artiglieri stanno aprendo il fuoco contro le scialuppe in avvicinamento ed anche contro le orde di nemici che sembrano aver preso terra conquistando un primo tratto di fortificazioni.

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