Per molti versi Ellis Island è il luogo che mi ha colpito maggiormanete, durante la mia recente permanenza a New York. L'isola si trova di fronte a Manhattan, nella baia di New York, là dove il fiume Hudson incontra l'Oceano Atlantico. Il porto di Ellis Island per lungo tempo ha rappresentato il filtro attraverso il quale gli immigranti europei dovevano passare per sperare di accedere al suolo americano. Da questo luogo sono transitate ben 12.000.000 di persone, ciascuna portando con sé i propri sogni, la speranza di trovare un lavoro migliore o iniziare una nuova vita lontano dal Vecchio Continente. Accedere al sogno americano non era però così semplice e gli immigrati, da qualunque paese provenissero, venivano sottoposti ad una serie di controlli medici ed attitudinali per constatarne l'idoneità ad oltrepassare la frontiera americana. Statua della Libertà attraverso finestre dotate di griglie ed inferriate... Il pudore secolare di donne e uomini provenienti da paesi di antichissime tradizioni, come l'Italia, l'Irlanda e la Russia, veniva messo a dura prova dal trattamento rigido e disumanizzante al quale venivano sottoposti. Ma una volta superata la visita medica i guai non erano finiti... Dopo aver diviso i soggetti sani da coloro che presentavano problematiche di salute, i candidati venivano fatti accedere ad un'altra grande sala, dove un ufficiale dell'autorità portuale li avrebbe sottoposti ad una serie di "semplici domande":
Ellis Island è nata come installazione militare nel 1892 ed è caratterizzata da una complesso di casermaggi in mattoni rossi e da un fabbricato principale costituito da ampi saloni ed alte finestre. Avvicinandosi all'isolotto, che ospita ancora oggi il vecchio scalo portuale ed i suoi tetri fabbricati (convertiti ad attrazione museale), ci si rende subito conto dell'atmosfera austera che i nuovi arrivati devono aver percepito, una volta scesa la traballante passerella dei transatlantici che li avevano condotti oltre Oceano. Per i non idonei il viaggio sarebbe terminato prematuramente in quel luogo, attendendo il rimpatrio in uno dei tanti casermaggi dislocati sull'isola, mentre per coloro che si dimostravano sani ed abili al lavoro si sarebbe presentata l'opportunità di prendere un traghetto per raggiungere Manhattan. Tale selezione era quotidianamente affidata ad ufficiali dell'autorità portuale e medici, questi ultimi in special modo incaricati di stabilire l'idoneità psicofisica dei candidati. Dal punto di vista fisico, il nuovo arrivato non doveva presentare infermità permanenti, quali sordità, mutismo, cecità o altra malattia invalidante. Erano esclusi anche i vecchi, gli storpi ed i malati di mente. I medici segnavano gli immigrati sulla schiena con un gessetto, indicando PG per le donne gravide, K per le ernie ed X per le malattie mentali. Appare dunque ovvio che la selezione mirava principalmente a dare accesso a soggetti sani, giovani ed abili ai lavori manuali. Possiamo facilmente immaginare uomini e donne ammassati assieme ai propri bagagli in ampi saloni e paradossalmente costretti a guardare la
Come ti chiami?
Quanti anni hai?
Che lavoro sai fare?
Hai mai commesso crimini nel tuo paese?
Quanto denaro porti con te?
Hai parenti negli Stati Uniti d'America?
Dove ti recherai, una volta entrato negli Stati Uniti d'America?
In questo modo, con poche semplici domande ed in un batter d'occhio, veniva deciso il futuro di intere famiglie. Gli immigrati rispondevano alla meno peggio ad ogni quesito rivoltogli, spesso con estrema difficoltà, in quanto non conoscevano la lingua. Ciò che però non potevano immaginare era che alle spalle dei funzionari doganali, appollaiati su sgabelli posti dietro a piccoli scrittoi di legno, si apriva una profonda scalinata suddivisa da tre ringhiere. Quella scala è ancora oggi percorribile durante la visita del museo e da una targa appesa al muro si apprende con una certa inquietudine che gli immigranti la chiamavano
"la scala della separazione". Se infatti il candidato rispondeva correttamente all'interrogatorio veniva indirizzaato verso la rampa all'estrema destra, dalla quale avrebbe avuto accesso diretto alla biglietteria per comprarsi un biglietto del traghetto per Manhattan, mentre se risultava non idoneo all'immigrazione sarebbe stato indirizzato verso la rampa sinistra, così da tornare subito alla banchina portuale per essere reimbarcato sulla stessa nave che lo aveva condotto oltre Oceano. I transatlantici avevano infatti l'obbligo, secondo la legge americana, di riprenderli a bordo e riportarli ai porti di provenienza. Quanto alla rampa centrale della scalinata, essa era destinata ad accogliere coloro che risultavano sospetti di criminalità, o sul cui conto sarebbe stato necessario condurre maggiori accertamenti. Anarchici, dissidenti politici, criminali, persone prive di denaro o mestieri... Questi soggetti sarebbero stati tutti incarcerati fino ad accertamento eseguito, cosa che spesso poteva richiedere anche mesi di tempo. Ad ogni modo la quota di espulsi difficilmente superò mai il 2% degli immigranti.
Il flusso migratorio verso gli USA fu costante fino all'inizio del XX secolo, toccando il picco massimo di 1.004.756 unità nel 1907. Negli anni successivi, con l'intento di affinare la selezione, vennero introdotti anche i test di alfabetismo e stabilite le quote massime annue per ogni paese di provenienza, (L'Italia, ad esempio, nel 1924 si vedeva assegnata una quota massima di 2.700 nuove unità, a frone dei 17.000 accettati dall'Irlanda). La crisi del 1929 provocò un crollo delle presenze ed il fenomeno si trascinò in un lento decadimento durante gli anni successivi. Nel periodo che vide il Secondo Conflitto Mondiale vi vennero deportati prigionieri giapponesi, tedeschi ed italiani. Ellis Island venne in fine dismessa nel 1954, trasferendo le attività dell'autorità portuale direttamente a Manhattan. Nel 1990 vi venne istituito
l'Ellis Island Immigration Museum ed oggi il centro museale ospita numerose sale espositive, che ricreano la storia dell'immigrazione negli Stati Uniti d'America.
aver costruito gli Stati Uniti d'America", contribuendo alla grandezza di una nazione che ancora oggi suscita stupore per i suoi ritmi di crescita. All'interno del museo è presente anche una sala dotata di numerosi computers, attraverso i quali i visitatori possono liberamente eseguire una ricerca storica e trovare eventuali parenti immigrati in America.
Interessante è il percorso espositivo che illustra l'inserimento dei nuovi arrivati nel contesto americano ed il nuovo stile di vita al quale cercarono di adattarsi, pur mantenendo in molti casi le proprie tradizioni continentali. Grazie ad un opportuno revisionismo storico appare chiaro che oggi gli USA riconoscono a queste persone il merito di "
L'isola si può raggiungere facilmente acquistando un biglietto del traghetto che ogni giorno parte da Battery Park. La corsa è valida per visitare sia Liberty Island (Dove si trova la Statua della Libertà), sia Ellis Island. La vista dal traghetto è molto suggestiva e dona all'osservatore l'impressione di essere tornato indietro nel tempo... Per alcuni istanti ho potuto osservare la Statua della Libertà dallo stesso punto di vista di quanti, all'inizio del secolo, giunsero a New York in cerca di fortuna. Per quanto concerne poi la visita al museo dell'immigrazione, posso affermare di aver percepito la stessa atmosfera angosciante ed inquietante vissuta dai nostri connazionali che approdarono sull'isola. Sul banco di uno degli ufficiali doganali è ancora oggi esposto un documento di registrazione, datato, sul quale viene riportato l'arrivo di un piroscafo da Napoli. I nomi dei viaggiatori sono ancora ben leggibili e scorrendo quelle poche righe di registro si ha l'impressione di visualizzare i volti e le espressioni dei viaggiatori.
In questo contesto è possibile anche cimentarsi con alcuni test interattivi, provando a fingersi immigranti e rispondendo alle domande delle autorità portuali.
Quanti anni hai? 30
Hai parenti qui in America? Si, mio fratello lavora in una fattoria a Chicago
Quanti soldi hai? 10 dollari
Hai mai avuto problemi con la legge? No, mai
Cosa sei venuto a fare qui? Mio fratello mi ha chiamato per lavorare a Chicago.
Che fine avrebbe fatto questo immigrato secondo voi???
Soluzione: Rampa centrale della scalinata.... In carcere. Vi starete domandando il perché, ma la risposta è semplice: Egli non ha denaro sufficiente per mantenersi almeno un mese negli USA prima di trovare lavoro e le autorità non vogliono persone a carico del sistema. Il denaro non gli sarà sufficiente neanche per raggiungere il fratello a Chicago. Inoltre il fatto di avere parenti negli USA impone dei controlli ed al fratello verrà chiesto di venire ad Ellis Island per riconoscere l'identità del candidato.
Quanti anni hai? 20
Hai parenti qui in America? Si, mio padre ha una macelleria qui a New York
Quanti soldi hai? 30 dollari
Hai mai avuto problemi con la legge? No, mai
Cosa sei venuto a fare qui? lavorare
Soluzione: Rampa centrale della scalinata.... In carcere: Benché il denaro sia quasi sufficiente, il padre verrà chiamato per accertare l'identità del candidato ed in caso positivo, il candidato verrà accettato.
Quanti anni hai? 24
Hai parenti qui in America? No
Quanti soldi hai? 15 dollari
Hai mai avuto problemi con la legge? No, mai
Cosa sei venuto a fare qui? vorrei lavorare in una fabbrica tessile
Soluzione: Rampa sinistra... Espulso. Il denaro non è sufficiente per mantenersi le prime settimane in America ed il govenro non vuole indigenti a carico. Il sogetto non ha parenti in America e verrà quindi indirizzato alla nave per il rimpatrio.
Quanti anni hai? 21
Hai parenti qui in America? No
Quanti soldi hai? 35 dollari
Hai mai avuto problemi con la legge? No, mai
Cosa sei venuto a fare qui? vorrei lavorare come muratore
Soluzione: Accettato... Indirizzato alla rampa destra della scala per accedere ai traghetti di Manhattan. (Il candidato è perfetto per gli standard dell'Ufficio Immigrazione. Manodopera incensurata abile per l'edilizia, che è anche in grado di mantenersi con i propri mezzi durante le prime settimane di soggiorno)...
Registro di ammissione dei passeggeri giunti da Napoli il 31 Gennaio 1920
a bordo del piroscafo S.S. Giuseppe Verdi
Il molo di attracco delle navi provenienti dall'Europa
Ricostruzioni di NYC e fotografie d'epoca esposte nel museo
Alcuni dei tanti casermaggi nei quali venivano trattenuti
coloro che non potevano entrare in America
Una fila di immigrati davanti all'ingresso del padiglione principale