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sabato 15 marzo 2014

MUSEO DELLE "TERRE NUOVE" DI SAN GIOVANNI VALDARNO (AR)

CASTEL SAN GIOVANNI IN VALDARNO
 

Il Museo delle Terre Nuove di San Giovanni Valdarno (AR) sorge all'interno del suggestivo Palazzo d'Arnolfo, un tempo considerato fulcro geografico dell'antica città, nonché sede del potere amministrativo. Il progeto museale, patrocinato dalla Regione Toscana e dal Comune di San Giovanni, è stato realizzato grazie all'impegno di un prestigioso comitato scientifico, del quale hanno fatto parte Paolo Pirillo, docente di Storia medievale dell’Università degli studi di Bologna, Giuseppe Gherpelli, project manager del Museo, con la collaborazione di David Friedman, docente di Storia e Teoria dell’Architettura presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Alick McLean, Giulia Vertecchi, Claudia Tripodi, Daniele De Luca ed Enrica Boldrini.
San Giovanni Valdarno rappresenta un tipico esempio della rivoluzione urbanistica di cui fu oggetto la Toscana a partire dal XIII secolo.  Castel San Giovanni fu fondata dalla Repubblica di Firenze nell'anno 1299 d.C, sulla base di un preciso progetto di inurbamento mirato ad espandere la rete commerciale fiorentina nella regione, rendendo al tempo stesso più capillare il controllo del teritorio. Il fenomeno dell'inurbamento, definito anche come "febbre urbanistica", trova le sue origini all'inizio del XI secolo, quando intorno all'anno mille l'Europa assiste ad un'importante crescita economica e demografica. Ovunque si procede alla fondazione di nuovi borghi, offrendo privilegi ed esenzioni  a coloro che decideranno di insediarvisi; l'affrancamento dai vincoli con i signori feudali, l'esenzione dalle tasse, l'assegnazione di lotti edilizi e terre ad uso comune, saranno gli elementi principali che le Signorie impiegarono per invogliare i coloni ad insediarsi nelle nuove città. Fiorirono così in tutta Europa borghi murati, o Terre Nuove, i cui nomi ancora oggi rievocano gli antichi privilegi di libertà, come ad esempio nel caso di Castel Franco, FreiburgVilla Franca.
Nel caso di Castel San Giovanni, essa costituisce un esempio di Terra Nuova fortemente voluta dalla Repubblica fiorentina, che ne affidò la realizzazione all'architetto Arnolfo di Cambio, all'epoca impegnato nella ristrutturazione muraria di Firenze e nella sovrintendenza alla costruzione della nuova cattedrale (Santa Maria del Fiore). Il progetto arnolfiano rappresenta un esempio dell'eleganza architettonica raggiunta a quel tempo in Toscana ed è considerato, ad oggi, un livello qualitativo superiore rispetto ad ogni altro progetto realizzato in Europa nello stesso periodo. Esso risponde ai principi fondamentali della città ideale medievale, così come ce la descrive il monaco francescano Francesc Eiximenis in un trattato del 1381: [...]“tutte le città belle dovrebbero essere quadrate. (Le linee) diritte fanno sì che la città appaia più bella e più ordinata. Una porta dovrebbe essere posto al centro di ogni lato… una strada ampia dovrebbe attraversare la città tutta, dalla porta situata ad est a quella situata ad ovest. Una strada simile dovrebbe partire dalla porta posta a sud verso quella a nord… in questo modo la città avrebbe quattro quartieri principali… la cattedrale dovrebbe essere situata al centro della città e dovrebbe essere affiancata da una piazza grande e bellissima… ogni quartiere della città dovrebbe essere servito da un macellaio, un pescivendolo, un mercato di cereali e tutto ciò di cui gli abitanti abbiano bisogno… le mura dovrebbero avere una bella torre in ogni angolo e ciascuna porta principale dovrebbe essere contornata da torri.”[...]
San Giovanni venne dunque realizzata su pianta rettangolare, con una piazza centrale che ospitava il Palazzo Pretorio, sede del potere giuuridico ed amministrativo, oggi conosciuto con il nome di Palazzo d'Arnolfo. Il perimetro delle antiche mura dotate di torri quadrate si può ancora oggi intuire dai resti murari e dalle foto aeree della zona, ma ancor più illuminanti sono le dettagliate ricostruzioni ammirabili all'interno del museo. L'esposizione prevede infatti un percorso limpido ed intuitivo, grazie al quale il visitatore apprende la storia della fondazione di San Giovanni attraverso l'impiego di strumenti interattivi, filmati, plastici e ricostruzioni in scala. Vengono quindi descritte le tecniche costruttive dell'epoca, la vita nel borgo, i presupposti che protarono alla scelta di fondare una nuova città nella zona, espandendo in fine la visione dell'osservatore fino ad una più ampia comprensione del fenomeno urbanistico nel contesto dell'Europa medievale.
 

Nell'epoca che stiamo trattando, la sopravvivenza di una nuova borgata dipendeva dal volume di affari che essa sarebbe riuscita a produrre nel tempo. Il "tempo tecnico", per decidere se un nuovo insediamento fosse destinato a sopravvivere o scomparire, copriva un periodo di circa 25 anni e San Giovanni evidentemente sopravvisse agli sconvolgimenti che investirono la Toscana del secolo XIV. Come risulta dalla documentazione del museo, la città venne fondata per accrescere l'onore ed il prestigio di Firenze in quell'area, oltre che per controllare meglio il territorio. Diverso e più specifico fu, invece, il motivo della fondazione di altri borghi come Firenzuola e Scarperia (all'epoca Castel San Barnaba), che servirono per "reprimere e controllare". San Giovanni sorgeva sulle rive dell'Arno, un'importante arteria di comunicazione fluviale che collegava il Casentino e la stessa Arezzo con Firenze, Pisa, giungendo in fine al mare. Noto è, ad esempio, il commercio del pregiato legname che dai boschi del Casentino veniva trasportato via fiume legando i tronchi gli uni agli altri, scendendo poi verso Arezzo passando sotto il Ponte Buriano.  Le zattere proseguivano poi lungo la curva dell'Arno procedendo verso Firenze e Pisa.

San Giovanni era posta anche nei pressi di una importante via di comunicazione, una delle ramificazioni della Cassia (quella di fondo valle) che attraversando il Valdarno collegava Arezzo con Firenze. Ecco dunque sorgere e prosperare in quest'area un vivace mercato ed osterie per ospitare i viaggiatori; già nel '300 di locande a San Giovanni se ne contavano almeno cinque, contro le tre di Castelfranco, le quattro di Figline ed una sola a Montevarchi.  Dunque un progetto ben riuscito, al quale se ne aggiunsero presto altri. Nel secolo XIV infatti altri esperimenti urbanistici furono avviati dalla Signorìa di Firenze, come ad esempio Castelfranco di Sopra (1299), Scarperia (all'epoca Castel San Barnaba. 1306), Terranuova Bracciolini (all'epoca Terra Santa Maria 1337), ed in fine Giglio Fiorentino (mai realizzata). Curioso notare come per la fondazione di Terranuova Bracciolini, come incentivo al popolamento del nuovo insediamento, fu posto l'accento sul fatto che in quel luogo tutti coloro che volevano sottrarsi all'autorità di Arezzo, vi avrebbero trovato libertà...


Per quanto concerne i confini della cinta muraria, oggi sono riconoscibili solo alcuni punti di riferimento. La città aveva pianta rettangolare e due strade maestre, larghe 21 braccia fiorentine, che si intersecavano perpendicolarmente al centro dell'insediamento. L'attuale Corso Italia rappresenta la via che attraversava il borgo sul lato lungo, intersecandosi con l'altra via maestra a livello dell'attuale Piazza Cavour. Il Palazzo d'Arnolfo costituisce l'epicentro dell'antica città e possiamo facilmente identificare due delle porte, che costituirono parte integrante delle mura. I resti della prima si trovano a livello dell'incrocio tra Largo Vetrai e Piazza della Libertà.; proseguendo poi lungo via Papa Giovanni XXIII, si possono inoltre osservare i resti della cinta muraria di quel versante, ancora ben conservati. La seconda porta è stata invece inglobata nell'architettura della Basilica di Maria Ss. delle Grazie e ad una prima analisi doveva essere dotata di ponte levatoio ed inferriate. Da questo punto le mura si sviluppavano perpendicolarmente alla basilica, lungo l'attuale tracciato di via Mannozzi. Altri resti della cinta muraria si possono osservare inoltre tra via Piave e via Cesare Battisti, dove sono ancora conservati i resti di due torri a sezione quadrata. Il materiale con cui furono costruite le mura appare a prima vista eterogeneo, frutto di un lavoro sbrigativo ed economico a fronte delle esigenze belliche dell'epoca. Il Museo delle Terre Nuove di San Giovanni costituisce in definitiva un magnifico esempio di esposizione culturale, atta a valorizzare la storia del luogo in un contesto globalizzato. Attravers il mueso non si scopre solo la vita del borgo, bensì anche il contesto europeo nel quale esso era inserito. Maggiori dovrebbero essere le esperienze condotte in tal senso, al fine di far rivivere la memoria degli antichi borghi che costellano le campagne toscane.

Pianta di Castel San Giovanni, su progeto di Arnolfo di Cambio
 
Plastico che riproduce borghi nuovi, abbazie e chiese in Valdarno nel Medioevo
 
 Plastico della città di San Giovanni
Da notare il fossato allagato che circondava la città e le quattro porte dotate di torri, ponte levatoio e barbacane. Le due porte posizionate sul lato lungo del rettangolo sono quelle che corrispondono rispettivamente a Largo Vetrai ed alla Basilica di Maria Ss. delle Grazie. Al centro, come punto di riferimento, si scorge Palazzo d'Arnolfo, antica sede del Podestà di San Giovanni, nonché espressione del potere giuridico ed amministrativo.

 Interessante idea espositiva, per questo tappeto raffigurante la pianta di San Giovanni
 
Non mancano manoscritti d'epoca per completare l'esposizione
 
I resti delle fondamenta di una delle porte fortificate che costituivano l'antica cinta muraria., osservabili tra Largo Vetrai e Piazza della Libertà. Da notare sullo sfondo il Palazzo d'Arnolfo, perfettamente allineato a questo asse viario.
 

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